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Tra corpo & mente

~ Il blog di Rachele Ceschin, Psicologa, Psicoterapeuta e Istruttrice di Mindfulness a Torino.

Tra corpo & mente

Archivi della categoria: Casi clinici

Ogni riferimento a fatti e persone è frutto dell’immaginazione dell’autore al fine di poter presentare esempi concreti di sofferenza garantendo l’anonimato dei pazienti.

La storia di Chiara

29 giovedì Mar 2018

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Tag

Anoressia, disturbi alimentari, educatrice, Torino

disturbi_alimentari_torino

E’ da tanto tempo che non scrivo un articolo per il mio blog, sono stata un po’ trascinata dalle bellissime esperienze personali e professionali che mi si sono presentate. Sono diventata mamma e, a dispetto di quello che temevo, questo mi ha reso più ricca anche da un punto di vista professionale. E questa ricchezza è fatta di tanti nuovi progetti e collaborazioni e oggi voglio raccontarvene uno in particolare.

Era giugno di 4 anni fa quando una mia collega mi ha chiamata e mi ha detto :” Rache, dobbiamo aprire un’associazione che si occupi di disturbi alimentari.” L’entusiasmo che è seguito ha fatto in modo che a giugno dell’anno successivo avessimo un nome, un’équipe, uno statuto e un posto che poteva ospitarci. A ripensarci ora abbiamo davvero trottato e Il Centro Libenter è diventato parte della nostra quotidianità. Ad oggi le persone che collaborano con noi sono così tante che il venerdì a riunione dobbiamo stare molto vicini per stare nella stessa stanza. Questo ci dice che la mia collega aveva ragione, c’era davvero bisogno di un posto che accogliesse tutte quelle persone che sentono che corpo e cibo sono ferite dolorose nella loro vita.

Oggi abbiamo scelto di fare un passo in più per rispondere alle richieste di chi viene a chiuderci aiuto e la storia di Chiara è proprio quella che ci ha ispirati:

Chiara ha 23 anni ed è arrivata al Centro Libenter rassegnata dai suoi sintomi. Ci racconta di essere stanca, di “averle provate tutte”, di sentirsi sola e abbandonata alla noia .

Chiara ha difficoltà nella gestione delle relazioni familiari, vive una grande solitudine e un senso di vuoto. Dobbiamo motivarla alla cura: è così che l’associazione orienta chi ha un disturbo alimentare, cercando di comprendere le difficoltà da più punti di vista. Con Chiara proviamo per la prima volta anche un altro percorso: quello con l’affiancamento di un’educatrice, che sarà suo sostegno nelle sfide di tutti i giorni .

L’obiettivo è quello di aiutare Chiara a gestire i propri stress emotivi in modo che non siano dannosi per la sua salute e a riprendere contatto con se stessa e con le persone che la circondano.

Ad oggi abbiamo iniziato tutte le attività programmate , il suo tono dell’umore è in risalita ed è sicuramente più motivata al trattamento. Nei successivi tre mesi le faremo una proposta per un’attività di rieducazione alimentare, con un accompagnamento iniziale durante il momento della spesa, un successivo sostegno nella preparazione del pasto e il consumo di due pasti alla settimana insieme alla figura dell’educatore.

Vi racconto questa storia perché nel nostro lavoro é importante fare rete e utilizzare i mezzi a disposizione per arrivare a più persone possibili. Se vi ho incuriositi potete trovare tutte le informazioni a questo link, e io prometto che mi impegnerò a scrivere un po’ più spesso.

bit.ly/campagnaLibenter

photo credit: wuestenigel Close up of eggplant (Aubergine) via photopin (license)

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Internet si, internet no?

17 giovedì Nov 2016

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Internet o non internet? Si stava meglio quando si stava peggio? Ecco cosa suggerisce il New York Times:

Prima di fare qualunque cosa, anche accedere al mondo virtuale, chiediamoci tre cose per capire meglio le nostre intenzioni:
1. È vero?
2. È gentile?
3. È necessario?
Che ci crediate o no avrete meditato per ben 5 minuti, e aver compreso le vostre intenzioni vi farà avvicinare di più alla meta desiderata.
Provare per credere

 

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Il mio caro amico stress

05 sabato Nov 2016

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Ho scoperto di avere un nuovo amico nella mia vita. L’ho scoperto da poco perché ho passato gli ultimi anni a preoccuparmi per lo stress, influenzata da una letteratura scientifica troppo protezionistica nei confronti dei sintomi fisici così detti “spiacevoli”. Nell’ultimo periodo però ho iniziato a interrogarmi: come è possibile che un’attivazione fisica, innata, biologicamente determinata e involontaria possa essere così pericolosa per il corpo? Che scherzo è questo? Prima la natura ci fornisce di tutta questa impalcatura per reagire, poi se la usiamo mettiamo a rischio la nostra salute?

Non mi convince. Allora ho iniziato a cercare fonti meno sensazionalistiche e mi sono ritrovata piacevolmente sorpresa nello scoprire quanti studi sono stati fatti negli ultimi anni che hanno come obiettivo quello di indagare in modo più approfondito questa meravigliosa reazione del nostro corpo.

Wikipedia definisce lo “stress” una sindrome di adattamento e definisce “sindrome” come un insieme di sintomi e segni clinici che costituiscono le manifestazioni cliniche di una o diverse malattie. Quindi vedete come nell’immaginario comune lo stress sia erroneamente affiancato all’idea di malattia, di qualcosa che non va.

In questo articolo vorrei riabilitare il senso dello stress della nostra vita, perché forse, nel boom della psicopatologia del XXI secolo ci è finito senza farne davvero parte. Vi presento quindi questo video/talk, dove una psicologa illuminata e brillante ne racconta gli aspetti che mi hanno fatto cambiare idea e spero possa essere lo stesso per voi.

 

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Obesità è

19 mercoledì Ott 2016

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Il 10 Ottobre il #Centrolibenter ha lanciato una campagna di sensibilizzazione al tema dell’obesità: “cos’è e cosa non è obesità.”
Questo infatti suscita sempre molti pregiudizi, e a causa di questi e della sua complessità clinica, spesso i pazienti sono rimbalzati da un servizio di cura ad un altro senza trovare un posto dove essere accolti.
Ecco alcune delle immagini.
#obesityday #benesserepsicologico

fatica
gioco
giudizio
gola
indifferenza
numero
pericolo-di-vita-ok
pigrizia
solitudine
volonta
vuoto

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Psicoterapia: Il caso di Sandro: la metodologia dell’incontro

10 giovedì Dic 2015

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Dobbiamo diventare protagonisti della nostra vita che sta accadendo in questo preciso momento, senza aspettare che qualcosa o qualcuno venga a salvarci da una prigione da cui nessuno, se non noi stessi, può liberarci.
“Il caso di Sandro”.

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“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile”

03 giovedì Dic 2015

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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“Siate gentili con tutti quelli che incontrate perché non conoscete le battaglie che stanno combattendo’”

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Mindfulness nel trattamento delle dipendenze patologiche

30 lunedì Nov 2015

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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La mindfulness può essere uno strumento di cura molto potente.
La capacità del sé di osservarsi in azione in modo non giudicante e non orientato a modificare in alcun modo ciò che si sta osservando, crea quello spazio, quel decentramento necessari a perseverare nelle proprie scelte e nei propri comportamenti anche in presenza di esperienze di vita dolorose e spaventose.

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La psicoterapia modifica il nostro cervello: mente e corpo un’unità ritrovata

28 sabato Nov 2015

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Le più recenti scoperte hanno permesso di stabilire con certezza che la psicoterapia agisce sul cervello, producendo un vero e proprio mutamento dei circuiti neuronali.
La complessità dell’essere umano stimola un lavoro interdisciplinare, nel quale il paziente viene preso in carico nella sua interezza, in un’ ottica di cura alla persona e non della malattia (Brunnhuber S. & Michalsen A., 2012; Herrmann-L Sargent, P.A. et al., 2012; Santagostino, 2005; Scogliamiglio, 2008).

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Jeff Foster – Accettazione non significa rassegnazione

09 lunedì Nov 2015

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Accettazione non significa la fine dell’attività ma la fine della reattività, la fine della abituale fuga, la fine del correre a conclusioni, la fine di cercare nemici “là fuori”. Significa la fine della vecchia consapevolezza di giusto e sbagliato, peccato e biasimo, “loro” e “noi”.

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Il Presente E’ Un Dono

06 venerdì Nov 2015

Posted by Rachele Ceschin in Casi clinici

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Il momento presente, l’unico momento che abbiamo per prenderci cura di noi e della nostra vita. Curare le ferite del passato e seminare per il nostro futuro.

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