Ho appena finito l’ultimo libro della quadrilogia de L’amica geniale di Elena Ferrante e mi sento come se la mia mente avesse fatto indigestione di emozioni e spunti di riflessione.
Non riuscirò a parlarvi di tutto ma almeno un concetto mi piacerebbe condividerlo, perché è un comune denominatore che si ritrova in molte storie.
Premessa: leggete L’amica geniale, il primo volume vi piacerà e gli altri non riuscirete a non leggerli. È la storia di due amiche di cui si racconta l’infanzia: Elena Greco, l’io narrante, e la sua amica-nemica Lila Cerullo, sono simili e diverse. Si sovrappongono di continuo proprio quando sembrano prendere le distanze. Un romanzo sull’amicizia, sull’amore, sulle relazioni, sulla famiglia, sulla fiducia, politicamente e storicamente orientato. Questo è il motivo per cui il primo libro piace di sicuro, perché tocca almeno un pezzo di noi che ci sta a cuore.
Ma passiamo alla mia riflessione, che ha a che fare con qualcosa che tocca la mia storia e la mia professione.
L’identità