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La felicità è raggiungibile, ma bisogna cambiare la prospettiva.
Il silenzio, la pratica e l’investigazione sono le condizioni necessarie per questa rivoluzione.
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26 giovedì Feb 2015
Posted Lo sapevate che...
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07 venerdì Feb 2014
Posted Lo sapevate che..., Mindfulness
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Ho deciso di fare una piccola ricerca perché le citazioni che pubblico nella mia pagina facebook, quelle che parlano di consapevolezza, di meditazione, di lasciare andare, sono quelle che hanno più visibilità. In particolare mi ha colpito la portata di questa citazione di Ray Bradbury:
Imparare a lasciare andare dovrebbe essere appreso ancor prima di imparare ad ottenere. La vita dovrebbe essere toccata, non strangolata. Devi rilassarti, lasciare che a volte accada, e permettere agli altri di fluire con essa
Nel 2013 sono stati scritti moltissimi articoli sulla Mindfulness e vi assicuro che leggerli uno di seguito all’altro mi ha fatto pensare: non staremo esagerando? Possibile che una pratica così semplice come quella di sedersi in modo intenzionale e non giudicante possa avere tutti questi benefici? Continua a leggere
23 giovedì Gen 2014
I disturbi cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte e disabilità in Europa. Le Sindromi Coronariche Acute (SCA) come l’infarto del miocardio e l’angina instabile, nel 20% dei casi si associano al disturbo depressivo maggiore. Sembra infatti che ci siano delle correlazioni positive tra il funzionamento circolatorio/cardiaco e la depressione, soprattutto se il cuore ha già sofferto. La comparsa di sintomi depressivi in seguito a SCA aumenta quindi il rischio che si produca un secondo infarto. Il rischio è direttamente correlato alla gravità dei sintomi depressivi: da uno a due volte maggiore per la depressione minore e da tre a cinque volte per la depressione maggiore.
Questo significa che un significativo abbassamento dell’umore, protratto nel tempo potrebbe aumentare il rischio di avere un infarto fino a cinque volte. Continua a leggere
08 mercoledì Gen 2014
Posted Lo sapevate che...
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Mi è stato suggerito un articolo molto interessante che ci aiuta a comprendere meglio il nostro corpo quando è attivato da un’emozione.
Un’indagine, fatta da una squadra di scienziati in Finlandia su 700 volontari, ha evidenziato quali parti del corpo vengono coinvolte quando si prova un’emozione. Ai partecipanti sono state fornite due silhouettes e sono stati esposti a stimoli come espressioni facciali, storie, spezzoni di film. In seguito è stato chiesto loro di colorare le regioni del corpo che sentivano più attivate o meno attivate durante l’esposizione.
Lo studio, pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato condotto dallo psicologo Lauri Nummenmaa della Aalto University e questo è il risultato ottenuto:
In questa immagine i colori caldi indicano le aree fisiche stimolate, mentre i colori freddi indicano quelle disattivate. Gli intervistati hanno riferito che la felicità e l’amore scatenano attività ovunque, mentre pericolo e paura innescano forti sensazioni nella zona del torace. Abbiamo già parlato di come le emozioni coinvolgano l’intero apparato mente-corpo ma questa esperienza, raccontata da 700 persone, rinforza e da validità a molte teorie.
Come si può vedere felicità e depressione coinvolgono la maggior parte del corpo.
L’autore, commentando le immagini, si rende conto di aver trovato un’ulteriore prova che confermi l’intrinseca connessione tra corpo e mente. Spesso ci immaginiamo il sentimento, l’emozione, come qualcosa che esiste solo nella nostra mente, intrisa di significati. Inoltre, dice Nummenmaa, esiste una specifica associazione tra le differenti emozioni e le aree corporee attivate. Questo dato, statisticamente significativo, ci dice che il corpo potrebbe giocare un ruolo chiave nel nostro modo di vivere la gioia e la sofferenza, laddove il primato è sempre stato dato all’attività mentale.
Questo significa, inoltre, che è lecito e sempre più consigliato passare dal corpo per entrare in contatto con l’emotività che tanto ci spaventa. Molto probabilmente, questo ci aiuterà a vivere le emozioni alleggerendoci un po’ dal peso del significato personale gli attribuiamo.
Proviamo con un esempio: se chiudiamo gli occhi e pensiamo a una situazione in cui abbiamo provato paura, evocheremo una risposta fisica collegata a delle immagini mentali. Proviamo a lasciar andare le immagini che si sono formate nella nostra testa concentrarci solo sull’attivazione fisica: tensione al collo e al petto, tachicardia, chiusura dello stomaco, tremolio. Se abbiamo la pazienza di stare con queste sensazioni senza caricarci di altre immagini mentali vedremo che l’attivazione piano piano si attenuerà. Il corpo è davvero una macchina perfetta e non rimane attivato senza motivo quindi, se non è alimentato da pensieri spaventanti, piano piano si quieterà.
Questo approccio alle emozioni, al corpo e alla mente si sposa bene con la prospettiva della mindfulness di cui abbiamo già parlato. Osservare e avere consapevolezza dei propri stati fisici e mentali può quindi essere un modo molto efficace per fare pace con noi stessi e accettarci.
Citando il maestro tibetano Yongey Mingyur Rinpoche:
“Un approccio più costruttivo alle emozioni negative, simile a quando si lavora con i pensieri negativi, è quello di fermare la vostra attenzione sull’emozione in sè piuttosto che sull’oggetto. Solo guardare l’emozione piuttosto che analizzarla intellettualmente. Non provate a mantenerla o bloccarla. Solo osservatela. Quando riuscite a fare questo, l’emozione non sembrerà così grande o potente come lo era inizialmente.”
11 lunedì Nov 2013
Posted Lo sapevate che...
inSono stata rimproverata da colleghi e conoscenti per non aver scritto qualcosa a proposito del Mese del Benessere Psicologico. Dopo essermi informata, devo ringraziarli per avermi “sgridata” perché quest’anno l’Ordine degli Psicologi del Piemonte ha organizzato un programma davvero interessante. Attraverso questa iniziativa si cerca di sensibilizzare verso la Psicologia e i suoi ambiti, divulgando informazioni sulle molteplici competenze che le appartengono e promuovendo il benessere psicologico come valore fondante ed imprescindibile della nostra esistenza. E’ importante approfittarne e diffondere la notizia per tre motivi:
19 giovedì Set 2013
Posted Libri - Film - Musica, Lo sapevate che..., Psico-lessico
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Come sarebbe la nostra vita senza la memoria? Senza sapere chi siamo, di che gruppo facciamo parte, su chi possiamo contare?
Senza memoria non ci sarebbe dolore ma neanche gioia, non ci sarebbero obiettivi nè mete da raggiungere.
Non potremmo riconoscerci in nessuna etichetta perché ne costruiremmo di nuove ogni giorno, senza attaccarci ad esse e senza lasciarci condizionare. Ma cosa saremmo? Chi saremmo?
05 giovedì Set 2013
Posted Lo sapevate che..., Psico-lessico
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L’ istinto o comportamento innato è la tendenza intrinseca di un organismo vivente ad eseguire un particolare comportamento. Secondo Konrad Lorenz, etologo e scienziato, l’istinto è come una grande forza all’interno dell’organismo che deve incanalarsi da qualche parte. Talvolta si fonde con il concetto di intuizione, una lampadina che si accende in modo improvviso e senza fondamento che, per questo, appare innata ed “istintiva”: in questi casi si è soliti riferirsi a tali episodi con il termine “sesto senso”.
Esempi di comportamento istintivo sono le migrazioni degli uccelli, l’attrazione sessuale umana ed animale, gli stessi meccanismi della nostra vita sociale.
L’istinto possiede specifiche caratteristiche: è presente fin dalla nascita, scritto nel patrimonio genetico immutabile, ereditario. Le reazioni istintive sono specifiche per tutti gli individui appartenenti a una stessa specie e si assomigliano per specie simili come avviene ad esempio per il fenomeno della nidificazione negli uccelli, la costruzione delle celle nelle vespe ecc. Nell’uomo, per quanto presente, il patrimonio istintivo è più scarso e ha meno influenza sulla condotta perché mascherato, nell’adulto, dallo sviluppo maggiore dell’intelligenza.
03 martedì Set 2013
Posted Lo sapevate che...
inÈ stato dimostrato che la pratica della mindfulness, consapevolezza o visione profonda, ha effetti sulla rigenerazione delle cellule neuronali e sull’attivazione di alcune aree del cervello particolarmente importanti per la salute mentale e fisica. In un articolo apparso online su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) gli scienziati Yi-Yuan Tang del Texas Tech e Michael Posner della University of Oregon hanno rilevato un miglioramento del tono dell’umore e livelli di neuroplasticità in individui che praticavano una particolare forma di meditazione. Si moltiplicano inoltre in tutto il mondo gli studi clinici per conoscere gli effetti della mindfulness su molti disturbi e malattie. È stato inoltre dimostrato, ad esempio, che per le persone affette da depressione la probabilità di avere una ricaduta è ridotta di almeno la metà.
In collaborazione con il Centro di Salute Psicofisica vi proponiamo un Training sulla consapevolezza, un’occasione per imparare ad osservare i nostri pensieri e il nostro corpo da una nuova prospettiva.
08 giovedì Ago 2013
Posted Lo sapevate che..., Psico-lessico
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accettazione, Autostima, credere in se stessi, fiducia, Infanzia, psicoterapia, relazioni, terapia
Molte volte parte della sofferenza risiede nella percezione di avere poca fiducia in se stessi. Alcune persone chiedono, in terapia, di lavorare sull’autostima per ritrovare la fiducia in se stessi. Ma di cosa parlano realmente?
Provate a pensare: cosa significa credere in se stessi?
Significa credere nelle proprie capacità, nelle risorse, nelle strategie che abbiamo appreso per far fronte alla difficoltà, ai fallimenti. Significa avere fiducia sul fatto che comunque vada, ce la caveremo. Significa credere nelle scelte che abbiamo fatto, che riconosciamo come nostre e che rispecchiano i nostri bisogni. Non è mica roba da niente.
Come si costruisce l’autostima?
27 sabato Lug 2013
Posted Lo sapevate che..., Psico-lessico
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Ogni emozione possiede uno specifico valore informativo in quanto portatrice di nozioni preziose circa le esigenze e i bisogni di una persona. Vedere una persona sorpresa ci è sufficiente per comprendere che sta osservando qualcosa di insolito, che non fa parte del suo bagaglio esperienziale e questo ci porterà a reagire istintivamente. Così accade anche per altre emozioni.
Paul Ekman ha ipotizzato e confermato la presenza di una gamma di reazioni emotive comuni a tutte le culture. I risultati della sua ricerca ci indicano che le espressioni facciali e la loro interpretazione (emozioni primarie) sono comuni a tutte le culture, a base innata: tutti gli individui quindi nascono con una capacità naturale di esprimere e riconoscere alcune emozioni. Quali sono?
Il blog di Rachele Ceschin, Psicologa, Psicoterapeuta e Istruttrice di Mindfulness a Torino.
Il faut savoir rire de soi même - sinon on est foutu!
Curiosità su emozioni e cervello
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Pratiche di consapevolezza per la città e per il mondo digitale - Meditazione - Zen - Meditazioni guidate
Il nuovo sito è donatacolumbro.it Qui c'è l'archivio del mio blog.