Sara ricorda quando da adolescente, a notte fonda, sicura di non essere vista, sentiva i suoi stessi passi mentre si dirigeva in cucina:
“Assalita dalla fame, come molte altre volte, come un rituale, scendo di corsa in cucina con il pensiero fisso al frigorifero. La mia mente è annebbiata, riesco solo a pensare a una cosa: soddisfare quella irrefrenabile voglia di inghiottire e di saziarmi per colmare quel profondo senso di vuoto interiore. Dopo un tempo che mi sembra interminabile, soddisfatta l’urgenza della fame nervosa, rimetto tutto a posto e mi dirigo lentamente verso il bagno per concludere quello che ho cominciato, vomito tutto. Il senso di pace dura una manciata di secondi e i sensi di colpa iniziano ad affiorare. Comincio a piangere, come tante altre volte, rimproverandomi di una cosa che non so come controllare. Vorrei solo essere “normale”, vorrei che gli altri vedessero e capissero questa sofferenza per non farmi sentire continuamente inadeguata e debole.”