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Ogni emozione possiede uno specifico valore informativo in quanto portatrice di nozioni preziose circa le esigenze e i bisogni di una persona. Vedere una persona sorpresa ci è sufficiente per comprendere che sta osservando qualcosa di insolito, che non fa parte del suo bagaglio esperienziale e questo ci porterà a reagire istintivamente. Così accade anche per altre emozioni.

Paul Ekman ha ipotizzato e confermato la presenza di una gamma di reazioni emotive comuni a tutte le culture. I risultati della sua ricerca ci indicano che le espressioni facciali e la loro interpretazione (emozioni primarie) sono comuni a tutte le culture, a base innata: tutti gli individui quindi nascono con una capacità naturale di esprimere e riconoscere alcune emozioni. Quali sono?

  1. Tristezza
  2. Rabbia
  3. Gioia
  4. Paura
  5. Disgusto
  6. Sorpresa

Facciamo un esempio: se vi troverete in un villaggio della Africa subsahariana la sensazione di tristezza che avrete lasciando quel posto meraviglioso sarà compresa dagli abitanti come se fossero i vostri vicini di casa. Non è rassicurante sapere che il nostro modo di esprimere la tristezza è lo stesso modo che utilizza un abitante del Sud Africa a circa 9000 km di distanza da noi? Ecco una cosa che unisce tutte le persone del mondo, figlie della stessa evoluzione.

Ma a cosa servono le emozioni?

Fu Charles Darwin nel 1872 a introdurre due concetti fondamentali sull’utilità delle emozioni:

1) La capacità, tanto degli animali, quanto dell’uomo, di esprimere le proprie emozioni influenza la probabilità di sopravvivenza. Un gatto che reagisce alla vista di un cane gonfiando il pelo, portando la testa in avanti, emettendo suoni minacciosi, sta esprimendo la propria paura e la propria rabbia allo scopo di apparire più terrificante agli occhi del rivale. Ecco quindi che le emozioni agiscono come segnali e comunicano tra un animale a un altro, tra un essere umano e un altro, ciò che è possibile che accada nel futuro prossimo.

2) La capacità di esprimere emozioni si accompagna alla capacità di riconoscerle negli altri componenti della stessa specie.

Ne deriva quindi che é legittimo provare qualsiasi emozione, siamo nati così, non possiamo farci niente. Di conseguenza non esistono emozioni positive ed emozioni negative, emozioni giuste ed emozioni sbagliate. Tutt’al più ci possono essere emozioni percepite come piacevoli o come spiacevoli. In questo senso tutte le emozioni, anche quelle connesse con un sintomo, come ad esempio l’ansia che vorremmo al più presto eliminare, devono essere comprese nel loro valore comunicativo per sé e per l’altro: Cosa mi sta dicendo quest’ansia? E cosa comunica alle persone che sono intorno a me?

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