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Come sarebbe la nostra vita senza la memoria? Senza sapere chi siamo, di che gruppo facciamo parte, su chi possiamo contare?
Senza memoria non ci sarebbe dolore ma neanche gioia, non ci sarebbero obiettivi nè mete da raggiungere.
Non potremmo riconoscerci in nessuna etichetta perché ne costruiremmo di nuove ogni giorno, senza attaccarci ad esse e senza lasciarci condizionare. Ma cosa saremmo? Chi saremmo?
Pensando alla memoria mi é venuto in mente un film di qualche anno fa che mi aveva colpito molto. In particolare mi ricordo di aver vissuto con tenerezza la storia del protagonista che combatteva guerre non sue, in balia dell’opportunismo e del cinismo delle persone: Memento.
In questo film il protagonista perde la memoria a breve termine in seguito a un incidente. La memoria a breve termine è come un magazzino temporaneo all’interno del quale il nostro cervello trattiene una quantità limitata di informazioni per un tempo relativamente breve.
Il protagonista del film sa chi è, da dove viene, ma si trova a dover fare i conti con una vita del tutto nuova ogni mattina. Con l’aiuto di un metodo Leonard riesce a dare una continuità e un senso alla sua esistenza, prendendo nota degli eventi significativi e etichettando le persone.
La memoria in psicoterapia
In psicoterapia lavorare sulla memoria è fondamentale.
Volevo condividere con voi il caso di Luisa, una ragazza di 25 anni che racconta di un’infanzia molto difficile che non le è stata riconosciuta. I suoi ricordi dolorosi venivano ripetutamente messi in discussione dalle persone che la circondavano, tanto da creare in lei una confusione che spesso la portava a mettersi in dubbio: il “potere” della memoria. Siamo sicuri di tutto finché qualcuno di significativo non lo mette in dubbio. E così può succedere che donne maltrattate riprendano i loro mariti in casa, dipendenti mobbizzati tornino al lavoro, ragazzini abusati si identifichino nei loro persecutori. Tutto questo per mantenere un senso storico, che dia coerenza al nostro essere noi stessi.
Affrontare una psicoterapia spesso significa fare i conti con la propria storia e i propri ricordi. Uno degli strumenti che viene utilizzato è lo scritto autobiografico. Scrivere la propria storia nel momento presente significa rivisitarne i contenuti con un punto di vista diverso. Spesso la prima reazione è di rifiuto, riaprire certi cassetti può essere doloroso. Succede però di rimanere molto stupiti quando, alla fine del nostro racconto, ci accorgiamo che tutto sommato siamo ancora intatti, che condividerlo con qualcuno ha alleviato un po’ il peso, e vederlo con gli occhi di oggi lo solleva un po’ del carico emotivo che ci immaginavamo.
photo credit: Silvia Sala via photopin cc
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